Il Gigante Sfregiato by Enrico Vanzina

Il Gigante Sfregiato by Enrico Vanzina

autore:Enrico Vanzina [Vanzina, Enrico]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Thrillers, Fiction, Mystery & Detective, Hard-Boiled, General
ISBN: 9788854156555
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2013-06-16T22:00:00+00:00


Mi risvegliai qualche tempo dopo. Sandrone e la cinese erano fuggiti. La mia pistola, però, era sempre lì, sul cemento della stanzetta. Perdevo sangue dall’orecchio e la zona addominale era diventata viola come una prugna.

Per fortuna, da lì a poco, arrivò Oscar. Fu lui a portarmi al Pronto Soccorso più vicino. Raccontò che ero stato investito sulle strisce da uno in moto che poi era fuggito. Nessuno parve crederci, ma tant’è…

Mi medicarono l’orecchio. Mi era andata bene, la gomitata di Sandrone mi aveva quasi sfondato il timpano, senza lederlo del tutto. Avevo solo una forte contusione. Dolorosa, però. Mi fecero una iniezione di antidolorifico per alleviare il tormento che mi devastava anche il ventre. Malgrado i cinque giorni di ricovero che mi vennero prescritti, firmai per essere dimesso.

Chiesi a Oscar di portarmi in ufficio.

Finalmente solo, mi sdraiai sul divano.

Il sedativo mi aveva intontito. Ascoltai per circa mezz’ora vecchie canzoni di Billie Holiday. In fatto di musica, ho gusti a senso unico. Spazio da Duke Ellington a Dave Brubeck, passando per Charlie Parker e Chet Baker. Non faccio sconti al mondo delle melodie in quattro quarti. La voce pastosa della divina Billie mi ricaricò di energia.

D’accordo, io gli avevo puntato contro una pistola, ma perché Sandrone si era accanito con così tanta violenza contro di me? L’unica spiegazione sensata era che non volesse rispondere alle mie domande. Domande troppo scomode. E perché la falsa Song Li, scoprendo che un certo Long Xu era stato ritrovato appeso nella doccia di Sandrone, si era disperata? E perché quei due erano fuggiti insieme, rinunciando a un rifugio sicuro? Adesso erano in balia di Olga che li stava cercando, decisa a farli fuori. E quando degli animali feriti fuggono, prima o poi finiscono per lasciare tracce visibili. Insomma, la slava e i suoi sgherri li avrebbero trovati. A meno che adesso, mosso dalla disperazione, Sandrone non avesse cominciato a cercarla, per toglierla di mezzo. Si preannunciavano ore drammatiche, dense di sanguinose incognite. E io ero lì, steso sul divano del mio ufficio, assai male in arnese, senza sapere cosa fare. Per un attimo pensai di andare a raccontare tutto a Giuliani. C’era una puzza asfissiante di delitti in arrivo, e forse quelli di via Genova avrebbero potuto scongiurare una carneficina. Ma il titolare dell’inchiesta ero io. Era a me che si erano rivolti Sandrone e Olga. Non potevo alzare bandiera bianca. Avevo accettato quell’insensato incarico e adesso dovevo fare il possibile per portarlo a termine.

Al piano di sopra dell’ufficio aveva il suo studio il dottor Lamberti, un vecchio dentista amico di mio padre. Era proprio in quel palazzo che avevano abitato i miei genitori prima di ritirarsi in provincia. Andai a suonare alla sua porta. Venne lui ad aprirmi. Era un ometto dai capelli radi, con due occhi che però sprizzavano intelligenza. Indossava un camice d’altri tempi. Vedendomi con l’orecchio fasciato, mi disse:

«Guarda che faccio il dentista, mica l’otorino».

Mi fece entrare comunque. Non era tipo da impicciarsi più di tanto. Gli dissi che avevo bisogno di alcune siringhe con dentro un forte anestetico.



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